Cliente: «Vorrei ristrutturare casa. Sa, la casa dove viviamo è molto grande e si potrebbe facilmente ricavare un appartamento per mio figlio. Guardi, ho già parlato con un mio amico che è un impresario edile e abbiamo pensato che basta spostare questo muro, restringere questo bagno, aprire una porta qui, chiuderla lì, poi, già che ci siamo, isolare un po’… Intanto isoliamo la parte dove interveniamo con i lavori, poi con il tempo isoleremo tutta la casa.

Ci piacerebbe molto riuscire a realizzare questo progetto perché così la nostra casa, che purtroppo ora è diventata troppo grande per noi, si riempirebbe di nuovo dei suoni dei nostri nipotini, potremmo vivere tutti insieme e darci una mano, ma ognuno con la propria indipendenza. Cosa ne pensa? Quando iniziamo i lavori?».

Quello che vorrei poter dire in questi casi è: «Si può fare!»

Quello che invece devo dire è: «Uhm, vediamo… Innanzitutto il bagno quant’è? No, non si può fare, non è possibile realizzare un bagno con una superficie inferiore a 4 metri quadri, inoltre modificando la superficie delle altre stanze il rapporto aeroilluminante probabilmente non sarebbe adeguato, per non parlare del fatto che vi siete riservati un’area troppo piccola per il vostro alloggio, anche questo non è ammesso dalla legge… Il requisito di adattabilità poi, difficile da dimostrare con questa disposizione…»

«Ok, togliamo l’antibagno, oppure spostiamo il bagno qui e lo facciamo cieco, per noi non è un problema.»

«Assolutamente no, non è permesso!»

«E allora rimpiccioliamo la camera.»

«Non è permesso nemmeno questo…»

«Buttiamo giù questo muro, apriamo una finestra?!»

«Non mi sembra una buona idea, dobbiamo sentire l’ingegnere, da quest’anno è cambiata anche la normativa antisismica, e poi il vostro immobile è vincolato…»

«E per l’isolamento?»

«Guardi o fa come minimo il doppio dello spessore o niente…!»

«Ma non ci sono le detrazioni?!»

«Non sceglie Lei cosa viene detratto, se vuole le detrazioni deve fare molte più opere…»

«Cosa mi consiglia allora?»

«Dipende, lasci che ci pensi e cerchiamo una soluzione…»

«L’impresa aveva detto che si poteva fare!»

«Beh, certo che si potrebbe fare! Non è mica un problema di fattibilità, è solo un problema di normativa…»

Quello che vorrei in un mondo in cui le innovazioni corrono così in fretta è poter avere la libertà di usare sempre la tecnologia e la forma più appropriata e non di scegliere miseramente tra le poche opzioni rimaste.

La mia mente rimane così, naturalmente ancorata a quello che si potrebbe fare, ma che, a causa di una legge poco aggiornata, ancora non si può.

Bioclimatica.

La bioclimatica sta diventando realtà. Lo si vede da alcune timide concessioni di legge come ad esempio la possibilità di costruire serre bioclimatiche che vengono concesse come “bonus edilizio” e non costituiscono volume.

La bioclimatica integrale però va pensata in rapporto all’intero edificio. Per poter sfruttare al massimo gli apporti gratuiti di energia si dovrebbe essere completamente liberi di progettare forme e aperture per adattarsi perfettamente allo specifico clima. Non è quindi possibile normare a priori dei parametri specifici di progettazione (vedi “normazione prescrittiva” articolo settembre 2021), poiché la forma perfetta è diversa caso per caso.

Inoltre le distanze dai confini e le lottizzazioni già predefinite impediscono perfino di orientare correttamente l’edificio.

E’ quindi possibile progettare seguendo i principi della bioclimatica, ma scendendo a compromessi.

Costruzioni ipogee.

Interessante possibilità di costruzione che permette di sfruttare la temperatura costante e favorevole che si trova negli strati sotterranei della terra.

La normativa non prevede direttamente la possibilità di costruzione ipogea, ma dispone in maniera indiretta le nozioni di volume e abitabilità. E’ possibile utilizzare degli escamotage che permettono un buon equilibrio tra l’abitabilità dei locali sottoterra e l’utilizzo del volume edificabile.

Microhouse.

Minimalismo, downshifting, autocostruzione, riscoperta del turismo sostenibile… Tendenze che stanno diventando sempre più concrete e diffuse.

Le microhouse, fino all’estremo delle “tinyhouse”, integrano tutti questi orientamenti. Sono “microcase”, costituite da spazi ristretti, studiati al millimetro, ma in genere di altissima qualità e completamente autosufficienti.

Sono consentite? Non direttamente, ma con un po’ di creatività si può arrivare a qualcosa di simile.

Io le trovo una forma abitativa che permette di unire soluzioni di pregio e vera sostenibilità, pur rimanendo alla portata di tutti. Rispondono inoltre all’esigenza sempre più diffusa di chi ha bisogno di spostarsi continuamente. Non è più come per le passate generazioni in cui si trovava un lavoro si acquistava una casa che sarebbe rimasta per tutta la vita. Nei miei ultimi 10 anni di vita ho vissuto in 4 città diverse e credo che le prossime generazioni dovranno cambiare ancora più spesso.

Ecco quindi che le microhouse diventano non solo un piacere ma anche una necessità. Molte persone hanno Inoltre deciso di disporre di una piccola casa costruita con grande qualità in modo da potercela permettere. Nel mondo alcuni comuni concedono delle dimensioni minime e alcune persone si trasferiscono proprio nei comuni che lo permettono per poter realizzare sul loro sogno.

Io sono particolarmente favorevole a questo tipo di case che non rispettano norme molto antiquate di circa 45 anni fa e che permetterebbero di raggiungere un livello di sostenibilità molto elevato.

Pod (Office Pod, Garden Pod…)

In tempi di Smart Working e di rapido cambio dei componenti e delle abitudini della famiglia è possibile installare nel proprio giardino un ufficio dotato di tutti i comfort.

Queste piccole unità indipendenti e prefabbricate, spesso realizzate in legno e dotate di grandi vetrate, permettono di espandere lo spazio della casa e possono essere utilizzate per varie necessità: laboratorio, sala del tè, camera degli ospiti, spazio yoga, uno spazio esterno contemplativo e/o lavorativo che permette di vivere il giardino in tutte le stagioni.

Sono permesse? Molto difficile dirlo. Ogni Comune ha un po’ la sua opinione al riguardo. Non esiste un principio trasversale ,come quello della temporaneità oppure sul tipo di attacco a terra o dei materiali utilizzati, che tolga ogni dubbio sull’effettiva fattibilità. Va valutato caso per caso, peccato perché sarebbero un ottimo modo di trasformare la propria abitazione senza doversi trasferire.

Materiali e tecnologie

Esistono sistemi costruttivi e materiali lowtech che sarebbero estremamente sostenibili, ma che non sono ancora stati normati di cui ho già parlato nei precedenti articoli. Un esempio per tutti: le costruzioni in balle di paglia, una tecnologia che potrebbe essere utilizzata per costruire murature portanti ad un costo molto contenuto. In Italia però è necessario costruire prima una struttura portante, che fa lievitare di molti i costi, in seguito è possibile utilizzare le balle di paglia solo come tamponamento.

Un altro esempio emblematico è quello della compost toilet, che non è nemmeno contemplato nella normativa.

Conclusioni

Ecco una panoramica di alcune innovazioni non ancora contemplate espressamente dalla legge.

Sia chiaro, la pianificazione urbana e territoriale è fondamentale, ci permette di vivere vicini minimizzando le difficoltà e di usufruire di grandi opere e servizi. Quando però si permette di normare ogni minimo aspetto della costruzione crea solo danni.

Cercherò di trovare il modo per realizzare queste innovazioni piuttosto che partire da “quello che si può fare” e spero che un giorno godremo tutti di maggiore libertà e sostenibilità.