Che aria (calda) tira. Finalmente si parla molto di crisi energetica, mi dispiace solo che se ne parli per i motivi sbagliati, ma è comunque un passo avanti.
Sul web impazzano video e articoli che consigliano mille modi alternativi per scaldarsi o rendersi energeticamente indipendenti. Da chi giura che basta un semplice lumino posto sotto un vaso di terracotta per risolvere tutti i problemi, a chi prospetta un complicatissimo e ipertecnologico impianto off-grid a prova di catastrofe.
Il tema è, per così dire “caldo”, ma… c’è qualcosa di sensato che possiamo attuare da subito, con costi limitati e che porti buoni risultati?
La risposta per me è sì, mi ha colpito in particolare una soluzione che esiste da molti anni1, ma che senza un apparente motivo non ha ancora incontrato il favore del grande pubblico. Questo sistema, pur essendo semplice ed essenziale, stupisce per il contributo che dà. Non si tratta di un apparato misterioso e complicato, ma di una semplice scatola il cui componente più tecnico è una ventola. Tutto qui.
Parlo dei pannelli ad aria calda, in questo articolo vedremo il loro funzionamento e cosa possiamo aspettarci da questo elemento low-tech.
Cosa sono i pannelli ad aria calda
Come state quando è molto freddo ed entrate nella vostra macchina parcheggiata al sole? La temperatura interna è sempre incredibilmente alta e in piacevole contrasto con quella esterna, il famoso effetto serra!
I pannelli ad aria calda, o collettori solari (solar air heaters per ricerche oltreoceano), sfruttano esattamente lo stesso principio: l’aria presente all’interno del pannello esposto al sole si surriscalda notevolmente e viene poi convogliata all’interno dell’abitazione. Rispetto ad altri sistemi esistenti, come ad esempio il muro di trombe, i pannelli possono essere aggiunti rapidamente a una abitazione esistente, l’unica opera muraria necessaria è la creazione di un foro sulla muratura, un carotaggio di almeno 10 cm di diametro, simile al foro di aerazione che normalmente tutte le cucine dovrebbero avere (da notare che è raccomandabile non utilizzare quel foro in quanto è necessario un secondo foro che permetta l’espulsione/ingresso dell’aria).
Installazione
I pannelli possono essere installati senza comunicazioni o richiesta di permessi al Comune, anche se l’immobile è vincolato, rientra infatti nelle “attività edilizia libera” art. 6, D.P.R. 380/01, l’unica eccezione riguarda immobili posti nei centri storici e di pregio. È possibile installarli anche in condominio con una semplice comunicazione all’amministratore e senza approvazione da parte dell’assemblea (che può prescrivere alcune condizioni Art. 1122-bis codice civile).
Possono essere autocostruiti oppure acquistati e fatti installare da una ditta. I modelli in vendita sono ottimizzati, hanno uno spessore minore e vengono forniti con un piccolo pannello fotovoltaico che alimenta la ventola, perciò non necessitano di un collegamento elettrico.
Quelli autocostruiti permettono un enorme risparmio ed essendo molto semplici sono alla portata di chiunque abbia un minimo di manualità. Il valore aggiunto è che possono essere realizzati senza sovrapprezzo nella forma che più si armonizza con le aperture della propria casa e sfruttando al massimo l’apporto solare. A questo proposito segnalo la guida e i test effettuati sul canale “Kit anti blackout2”.
Come sono fatti
I pannelli sono semplici parallelepipedi con struttura in legno oppure metallo che contengono al loro interno una superficie nera captante e sono protetti da un vetro o pannello in policarbonato alveolare.
Il pannello viene posto sulla parete dell’edificio, in copertura oppure sulla ringhiera del balcone e collegato all’interno della casa preferibilmente attraverso un condotto con una ventola.
La superficie captante può essere realizzata con lamiera verniciata (tipo quella usata per i manti di copertura), reti metalliche sempre nere o, nelle versioni fai da te, con tubi posizionati a zig zag oppure condotti realizzati tramite lattine vuote e colorate di nero.
L’apporto di calore dipende ovviamente dalla presenza del sole, ma oltre al riscaldamento invernale il sistema fornisce un ricambio continuo ed efficiente dell’aria interna, con conseguente riduzione dell’umidità, e contribuisce al raffrescamento estivo soprattutto se accoppiato a un pozzo canadese.
Caratteristiche
La cosa veramente interessante a mio parere è che anche se non vengono realizzati con materiali altamente tecnologici, ad esempio senza isolamento, senza vetro isolante, senza sigillatura dell’elemento, hanno un alto rendimento. Dai test effettuati2 la produzione è consistente anche in assenza di irraggiamento diretto e con esposizione non ottimale.
Ci troviamo quindi di fronte a una tecnologia che non può risolvere da sola il problema del riscaldamento invernale, ma che con un investimento minimo regala un risultato eccelso.
Dai calcoli effettuati su un pannello autocostruito2 si stima che il contributo apportato dai pannelli in una giornata soleggiata sia paragonabile a quello di due radiatori svedesi (riscaldamento elettrico a basso consumo) con potenza complessiva di 1500W, adatti cioè a riscaldare un ambiente di almeno 30 metri quadri in una zona climatica rigida.
Il fatto che l’energia fornita sia discontinua ha probabilmente portato i progettisti energetici a non considerare questa tecnologia, ma senza costi di funzionamento provvede a un innalzamento costante dai 2 ai 5 °C della temperatura interna nei periodi più freddi.
Ciò potrevìbbe consentire ad esempio: di evitare la costruzione di un impianto di riscaldamento, utilizzando una sola stufa a biomassa (di ultima generazione…!), oppure di dirottare la preziosa produzione del fotovoltaico solo ed esclusivamente per il fabbisogno di energia elettrica della casa.
Ovvio che in una casa molto isolata o per un edificio in una fascia climatica non rigida potrebbero bastare da soli.
Conclusioni
Sta come sempre a noi trovare le soluzioni e non attendere un intervento dall’alto che ci fornisca energia pulita. La delocalizzazione della produzione di energia è la scelta più sostenibile in assoluto poiché elimina perdite di trasporto e ci rende indipendenti.
La strada per un’indipendenza energetica può passare anche da piccoli passi: se consideriamo la casa come un sistema dove l’energia non venga più prodotta da una singola apparecchiatura centralizzata, ma creata in sinergia da più elementi che svolgono diverse funzioni, allora questi pannelli diventano fondamentali!


1. Video di 12 anni fa: https://youtu.be/tkviRGkxmdo e discussione più completa: https://odysee.com/@Fauno:0/strategie-di-risparmio-energetico-%E2%80%93-1:9
2. Canale telegram “Kit anti blackout”, https://t.me/KitAntiBlackout ringrazio Achille Sacchi per le immagini messe a disposizione, il suo aiuto alla stesura di questo articolo e alla divulgazione gratuita di informazioni tecniche sulla casa e la salute: casasalute.it
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