In antichità i medici cinesi venivano pagati sinché il paziente stava bene; se si ammalava era il medico a sostenere il costo delle cure. Se il paziente moriva per cause non imputabili alla gravità della malattia, ma alla sua incompetenza, veniva posta davanti al suo studio uno lanterna rossa, a significare la mancanza di professionalità. Chiaramente questo allontanava i nuovi pazienti dai servigi del curatore.”1

Ecco un caso in cui fine e pratica coincidono: senza sforzo scopo reale dell’attività e prassi lavorativa si supportano a vicenda.

L’esempio di come tradizionalmente veniva impostato il lavoro del medico in Cina ci fa capire come dovrebbero andare le cose. Il nostro attuale sistema, invece, funziona al contrario: sembra che lo scopo sia il guadagno personale.

Per fortuna il mondo è popolato da una maggioranza di persone coscienziose, che riconoscono anche altri valori, e così… andiamo avanti!

Il medico oggi è chiamato a intervenire in fase critica, non c’è un sistema che gli permetta di guadagnare altrettanto bene coltivando la cura e la consapevolezza dei suoi pazienti. Abbiamo parlato del medico, ma possiamo tranquillamente estendere la riflessione a tutti i professionisti: avvocati, architetti, ingegneri, ma anche artigiani, cuochi, manutentori… chiunque sia in possesso di un sapere specifico e lo metta al servizio di qualcun altro. Cosa impedisce loro di dare un suggerimento che gli dia un alto guadagno al posto di uno che non gliene dia nessuno? Sia ben chiaro, nulla di dannoso, ma magari qualcosa di poco utile: “Qui, se vuoi un lavoro fatto bene, bisogna cambiare tutto!”. Non è detto che lo facciano apposta, si sa, ognuno si è specializzato in un certo settore ed è naturalmente portato a risolvere i problemi con gli strumenti che possiede: un avvocato sa fare cause, mica sa come riportare la pace!

L’economia, per come è organizzata oggi, funziona meglio se ci sono problemi e criticità, così l’unica cosa che ci trattiene dall’inganno reciproco è solo la nostra etica personale e bisogna crederci, il sistema non ci aiuta, anzi.

In sintesi si può parlare di una sorta di conflitto di interessi: io stessa, come architetto, cerco sempre di dare il consiglio più “giusto”, ma a volte sono dispiaciuta di dovermi privare di un guadagno e non so dire quanto questo possa influenzare le mie opinioni.

In questo articolo vorrei offrire alcuni spunti per capire quali sono le regole da seguire nei rapporti professionali. Cosa rende il mondo dei professionisti così diverso dal resto del mercato? Esistono garanzie o si può solo avere “fede”?

Servizi vs Prodotti

Concetto particolare è poi professione intesa come “prestazione di servizi” (sia da parte di un lavoratore autonomo che di un lavoratore subordinato) di una professione regolamentata: ciò è generalmente stabilito dalla legge […]”2

La prestazione di servizi è ciò che contraddistingue i professionisti in generale. Prestare servizi è completamente diverso da vendere un prodotto e forse è proprio questo che ci inganna.

Innanzitutto il prodotto viene realizzato prima, in seguito viene messo in vendita, pubblicizzato, spiegato, ma rimane passivo in un certo senso: se si vuole lo si acquista, se non rispecchia i nostri bisogni lo si lascia dov’è. Il prodotto non appropriato rimane invenduto, ma non si genera nessun conflitto.

La prestazione di servizi è completamente diversa: prima nascono i bisogni, poi viene creato una sorta di “prodotto” su misura per quella particolare situazione, se quel “prodotto” non rispecchia le aspettative si creano rotture.

Il prodotto vero e proprio in genere viene creato in maniera standardizzata, il professionista, al contrario, crea una soluzione unica, si sostituisce al committente e realizza le sue richieste utilizzando le sue specifiche competenze.

Ciò significa che si dà un incarico prima di vedere il “prodotto” finito, insomma, si compra quasi a scatola chiusa.

Siamo arrivati al nocciolo del problema: la fiducia basata su qualcosa che ancora non c’è, e che per giunta poggia su un divario di conoscenze. Committente e professionista possiedono competenze diverse, ed è come se partissero da due pianeti completamente differenti e cercassero di incontrarsi nello spazio: capita spesso che il committente e voglia intraprendere una certa strada che in realtà un esperto del settore non prenderebbe mai e viceversa. In questo caso il professionista esperto non può cedere alle richieste del committente e si può creare una rottura. Cosa possiamo fare per garantire la soddisfazione di committente e professionista?

Possibili soluzioni

Gli ordini professionali sono enti di diritto pubblico col compito precipuo di tutela dei cittadini riguardo a prestazioni professionali che, essendo di tipo intellettuale, non sono sempre valutabili secondo standard normativi rigorosi. Hanno il compito di garantire la qualità delle prestazioni erogate e la congruità degli onorari applicati.”3

Il problema delle prestazioni di servizio è da sempre esistito. Una prima forma di tutela è da sempre stato l’ordine professionale. Qui sopra vengono citate le funzioni più importanti, ma la cosa interessante di questa definizione è che le prestazioni “non sono sempre valutabili”.

Quindi perfino l’ordine e il codice deontologico non sono una garanzia, dobbiamo abbandonare il concetto di “prodotto” in questo genere di rapporti.

Committente e professionista devono continuamente tenere presente che stanno creando insieme e quindi il valore non sta solo nella qualità oggettiva/prezzo. Solo un buon percorso effettuato insieme può garantire un buon “prodotto”.

Alcuni consigli

Un primo approccio, che esiste da tempi relativamente brevi, è quello di prestare attenzione alla filosofia del professionista o ditta a cui ci affidiamo.

La valutazione del metodo di lavoro utilizzato ci porta a selezionare soltanto quei professionisti che condividono la nostra stessa visione del mondo. Ciò dovrebbe innescare una maggiore fiducia: “so che lo farai come l’avrei fatto io”.

Un altro passo fondamentale è quello di definire chiaramente bisogni reali e obiettivi. Nel tempo si possono anche modificare, ma è comunque importante definirli all’inizio o ci si troverà a cambiare continuamente direzione: “chi insegue due lepri non ne prende nemmeno una”.

Per i lavori più lunghi e complessi un sistema che ho trovato molto utile è quello di creare una sorta di diario, o brief del cliente, in cui vengono annotate le decisioni più importanti. In questo documento sia il committente che il professionista possono rivedere le scelte e le tappe del percorso e affrontare il lavoro con maggiore consapevolezza: “ricordarsi di guardare anche da dove siamo partiti”.

Conclusioni

Cercando di non dare per scontati nemmeno i rapporti lavorativi e coltivando il rispetto per le reciproche competenze spero che si smetterà di vedere il lavoro come uno scambio di merci. Per la mia professione mi auguro che così facendo si possa passare da un’architettura di sussistenza a un’architettura che supporti la nostra crescita personale.

Come l’opera del medico cinese, vorrei che diventasse cura consapevole e non solo risoluzione di necessità.

1. La medicina tradizionale cinese, in emdsitaly.com

2. Professione, in it.wikipedia.org

3. Ordine professionale, in it.wikipedia.org